Domenico Barboni e la moglie Maddalena Cimica, furono i fondatori dell'azienda elettrica "Barboni Domenico e Figli". Un'avventura iniziata a Muccia e a Serravalle di Chienti agli inizi del 1900. Entrambi con l'estro degli imprenditori visionari e coraggiosi. Forse illuminati dall'Esposizione regionale di Macerata del 1905, che veicolò nei nostri territori il fermento della seconda rivoluzione industriale europea di fine '800, percepirono in anticipo la potenzialità dell'introduzione dell'energia elettrica in un territorio rurale ed in una società sostanzialmente dedita ad un'agricoltura arretrata e povera. Più che l'energia elettrica nelle case portarono la "luce", perchè era questo il solo uso che si faceva allora di quella "strana forza" che correva lungo sottili fili di rame. Anticipando i tempi dell'elettrificazione generalizzata furono visti come audaci pionieri innovatori se non addirittura benefattori. L'azienda, in un settore considerato ancora "terra di nessuno", si occupava di predisporre le linee elettriche esterne, dalla centrale elettrica fino all'utilizzatore finale, compreso l'impianto interno nelle case, con le valvole fusibili a "tabacchiera", prese di corrente in cui non si sapeva ancora bene cosa attaccarci, interruttori a chiavetta o a peretta, tutto in porcellana, bachelite e legno, portalampade, piatto smaltato e infine il miracolo della "lampadina", dopo essere stata attentamente avvitata, con un gesto semplice e solenne, forse affidato al capofamiglia, veniva attivato l'interruttore dando finalmente luce alla stanza che, passando dalla fioca luce delle candele o del lume a petrolio alla luce elettrica, veniva praticamente "illuminata a giorno" con una potenza di circa 5 watt (5 candele) oggi appena sufficienti per una lampada votiva. Le bollette venivano emesse dall'azienda non a consumo ma a forfait e senza troppa fretta nella riscossione. Dopo quasi 40 anni di nazionalizzazione, l'energia è stata di nuovo privatizzata. Dal loro ritratto i nonni Domenico e Maddalena sembrano sorriderne già da allora, in pratica siamo ritornati come era agli inizi. Purtroppo erano tempi in cui c'era poco da ridere, morirono entrambi piuttosto giovani a distanza di pochi mesi l'uno dall'altra, tra il 1929 e il 1930, lasciando quattro figli tutti minorenni e una complicata azienda da portare avanti.